L’Olfatto

Il cane non è un uomo, non ragiona come un uomo, non vive nello stesso universo dell’uomo: il suo è un mondo olfattivo, a differenza del nostro che è invece visivo.
Lui sente suoni che noi non riusciamo a percepire, ha delle reazioni che possono apparirci incomprensibili e così via.

Prima di educare o di addestrare un cane, cerchiamo di capire la sua natura, quindi andiamo a parlare dei suoi sensi, in particolare dei più importanti, l’olfatto e l’udito.
Qui entriamo veramente nel regno del cane: le sue cellule olfattive sono in media 250 milioni, contro i nostri 5 milioni. Chiunque pensi di “avere naso”, quindi si renda conto che qualsiasi bracchetto può ridicolizzarlo!

Eppure, durante l’educazione e l’addestramento del cane, noi siamo costretti a ignorare quasi completamente il suo senso più sviluppato, semplicemente perché non siamo all’altezza di sfruttarlo.
Ma non sempre è così, ne è un esempio il cane da tartufi: il tartufo, che è un fungo che cresce sotto terra in ristrette zone dell’Italia e della Francia, molto raro, prelibato e costoso, cresce in simbiosi con alcune radici di alberi (querce e altri) e può venire localizzato solo dal fiuto addestrato dei cani.
La ricerca dei tartufi viene di solito effettuata con cani meticci (fantasia, non di razza pura), o con dei cani di razza Terrier, o con degli incroci con Pointer e Spinoni, o Lagotti.

Abbiamo ben compreso tra i sensi del cane, il più sviluppato è l’olfatto. L’esistenza del cane è fortemente condizionata e guidata dagli odori: il mondo per lui è composto da decine e decine di scie odorifere che si sovrappongono, si intersecano e mutano in continuazione.

In tanta confusione di buoni e cattivi olezzi, il cane sa comunque differenziare perfettamente gli odori che l’uomo non è in grado di percepire.

Qualsiasi cane – per fare un esempio – è capace di individuare la presenza di una goccia di sangue in cinque litri di acqua, e captare con facilità, differenziandoli, gli odori, pur così simili, di carni, come quelle di maiale, bue, cavallo, montone, coniglio.

Così sa distinguere agevolmente l’odore di individui diversi, anche se parenti tra di loro, addirittura di fratelli gemelli.

Il cane sulla pista segue dunque le tracce odorose lasciate da un individuo, uomo o bestia. Se l’uomo ad un certo punto è salito in bicicletta, l’olfatto del cane che ne segue le tracce non subisce arresti, ma se l’uomo improvvisamente è montato, poniamo su una teleferica che si solleva di poche centimetri dal suolo, anche il miglior segugio si ferma.
Ciò accade anche quando una pista si interrompe presso un corso d’acqua. Se ne deve dedurre che l’odore isolato dell’uomo non servirebbe di guida al cane senza l’ausilio del terreno e delle erbe calpestate, che trattengono per qualche ora l’odore della preda e che costituiscono quella che normalmente è definita “pista fresca”.

Questione di numeri

In un uomo il settore che contiene le cellule olfattive rappresenta un totale di circa 4 centimetri quadrati, mentre in un pastore tedesco è di 150 centimetri quadrati.

Nell’uomo il numero delle cellule olfattive è valutato a 5 milioni, mentre un Bassotto ne ha 125 milioni, un Fox Terrier ne ha 150 milioni, un Pastore Tedesco 200 milioni, un Bloodhound o Cane di Sant’Uberto supera abbondantemente i 250 milioni. Il cane ha un senso sviluppatissimo: l’olfatto. Il cane sente l’odore di una particella di sostanza della dimensione di un centimetro in cento metri cubi di aria, cioè di un cubo di circa 5 metri di lato. Se correttamente addestrato, i parametri aumentano ulteriormente, perché apprende un metodo di ricerca che lo porta a risalire alla fonte dell’odore. Vi sono degli esempi molto significativi di queste capacità olfattive. C’è l’esperimento del sassolino: sei uomini raccolgono e tirano ciascuno un sassolino il più lontano possibile, dopodichè il cane deve annusare la mano di uno di questi uomini. L’esperimento si conclude con il cane che trova il sasso e lo riporta. Infatti, tenendo in mano il sasso, l’uomo vi ha lasciato impresso il proprio sudore, quel tanto che basta perché il cane riesca a trovarlo. L’esperimento con il vetrino è ancor più sorprendente. In questo caso, una persona tocca leggermente con il polpastrello un vetrino fra tanti, poi la serie viene riposta accuratamente per sei settimane, quando i vetrini vengono tirati fuori di nuovo per l’esperimento, il cane scelto per la prova è in grado di identificare il vetrino che era stato toccato. Sembra che il naso del cane riesca ad individuare ancor più facilmente il sudore dei piedi di un essere umano. Il Bracco, in particolare, può seguire una traccia che risale a quattro giorni prima e seguirla addirittura per più di 150 Km. Per il cane l’odore dei piedi è talmente forte da permettergli di individuare una particolare orma persino in zone calpestate da molte altre persone, anche se portavano tutte le scarpe. Proprio grazie a questa sua particolare peculiarità, il cane si è visto affidare molti altri compiti: per cercare i tartufi, per scoprire la droga, per cercare le bombe o altri tipi di esplosivi, per segnalare la presenza di persone sepolte sotto le valanghe o sotto le macerie (in questo case il cane riesce ad imparare e, quindi, a segnalare se la persona sepolta è viva oppure morta). Le tre droghe più importanti – la marijuana, la cocaina e l’eroina – hanno tutte degli odori molto caratteristici ed i cani sono in grado di fiutarle anche quando i trafficanti sigillano i pacchetti di droga, nascondendoli dentro altri oggetti. I tentativi di mascherare l’odore della droga con altri profumi forti, spezie, tabacco, cipolle, naftalina, non ha avuto successo ed i cani degli speciali nuclei antidroga non si sono mai lasciati trarre in inganno. Anche i cani usati dalle squadre addette a disinnescare le bombe non hanno difficoltà a fiutare lo zolfo presente nella polvere da sparo o l’acido della nitroglicerina. Quando si tratta di riconoscere strani odori, il naso del cane è certamente molto più efficienti di qualunque macchina costruita dall’uomo.

 Redatto a cura di Max Ceriani  

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